03.07.1998
Non dimenticherò l’estate del ’98 e le sue alte temperature.
Così quella di mio padre da tre giorni:
41 gradi su un corpo fiaccato da una malattia che lo costringevano a letto da ormai otto mesi.
Di pari passo le temperature estive: 40°, 41°, 42°, 43° ;
quando ebbe un breve stato di coma che lo portò alla morte silenziosamente, come silenziosa fu la sua vita.
Mi avvicinai al corpo, abbandanato per un attimo dai familiari,
e mi trovai solo con lui, forse per la prima volta.
Riverso sul letto in modo scomposto,
come se stesse per fare un riposo pomeridiano,
con una smorfia sul labbro inferiore che ne segnava il suo viso in modo innaturale, comunque tranquillo.
Gli toccai la fronte come avevo fatto in quei 2–3 giorni e la sua era meravigliosamente calda come calda era la stanza come afoso era quel pomeriggio.
La sera poi la Francia ci eliminò ai rigori nei quarti di finale dei campionati mondiali di calcio.